sabato 14 settembre 2013

Corsa all'ultimo desiderio




Primo giorno
Un pomeriggio d’estate, nel quartiere storico di Castello, giunse un gruppo di giovani che aveva deciso di festeggiare il diploma nella cittadina soleggiata.
Erano in sei: Michele, un ragazzo magrolino che amava indossare pantaloni e maglie larghi, Stefano il classico play-boy, Michael e Nicoletta che stavano insieme da un anno, Samantha che quando passava per strada attirava l’attenzione di tutti e infine Giada, un po’ introversa, il suo più grande difetto era l’invidia.
Entrarono nella piccola casa affittata, modesta e spoglia era costata poco.
«Quante cose!», Giada cominciò a curiosare tra i cassetti e le credenze e tutti seguirono il suo esempio.
Michael, divertito da un nuovo giocattolo, lanciò un mazzo di carte a Stefano. «Che ne pensi?».
Stefano fissò le carte con una strana espressione da ebete in viso.
«Non voglio sapere chi in questa casa giocherà a solitario», commentò, osservando le signorine poco vestite tra gli assi di picche.
La risata di Michael rimbombò in tutta la stanza, accompagnata dalle altre.
«Guardate qua!». Nicoletta aprì una scatola contenente dei fogli colorati, disegnati da un bambino.
«Che tenerezza, ci sono i nomi dei genitori e il sole, classico», intervenne Samantha.
«Ma è d’oro, questo?», Giada fissò un foglio rigido, all'apparenza molto prezioso. Michael, a fianco a lei, fissò interessato quello strano oggetto. Giada sentì il suo fiato sul collo e, sognante, tornò ai suoi soliti pensieri: la fine della relazione tra Nicoletta e lui. Desiderava con tutta se stessa che accadesse, in quel momento esatto. Sospirò malinconica e si spostò dall'oggetto dei suoi desideri, senza riuscire a distaccare lo sguardo da quel foglio color oro così affascinante. Ne era attratta in un modo che cominciava a incuterle timore. 
«Usciamo?», propose Samantha.
«Bella idea», commentò Stefano. Pensò poi a quante belle ragazze avrebbe potuto trovare per strada.
Il gruppo uscì dalla casa e si incamminò verso la zona nord del quartiere: il Bastione. Salirono i numerosi scalini e poi si affacciarono per vedere il panorama. Il sole illuminava le mura antiche del Bastione, si rifletteva sul mare e gettava un po' di magia sull'antica città. 
Il caldo costrinse i ragazzi a cercare un riparo ombreggiato. Decisero di consumare una bibita al "Caffè degli spiriti" e si distesero comodamente sulle amache.
«Sto da Dio!», esclamò Giada, sospirando di beatitudine. Samantha annuì e le rispose che non sarebbe mai voluta andare via da quel paradiso.
Nicoletta non era più accanto a loro: seduta nei gradini, ogni tanto beveva un goccio d'acqua, il volto concentrato sull'immenso panorama, la mente occupata da pensieri tristi che improvvisamente l'avevano rabbuiata.
Michael si avvicinò a lei, i lineamenti rigidi del volto comunicarono a Nicoletta che doveva confessarle qualcosa.
«Posso parlarti un attimo?», e infatti non si sbagliò.
Inizialmente nessuno fece caso alla lite tra i due amanti, ma Nicoletta si fece subito notare quando iniziò a piangere. Tutti si voltarono a guardarla e lei sentì addosso il giudizio dei suoi amici, così, colpita nell'intimità, corse verso le scale e sparì dalla loro visuale.
Giada gioì della rottura tra i due, ma non lo diede a vedere. Andarono tutti a cercare Nicoletta, fatta eccezione per Michael e Giada che restarono con le mani in mano.

La sera stessa, Michael e Giada aspettavano il ritorno degli amici a casa. Non avevano ancora trovato Nicoletta ed erano preoccupati per lei.
Giada accese la televisione, ma era così sconvolta dagli eventi da non badare a essa. Da una parte entusiasta di avere campo libero con Michael, provava anche un concreto senso di colpa. Fantasticava sul desiderio espresso e pensava di essere diventata all'improvviso "potente". In quel momento ricordò la forte attrazione che aveva provato nel tenere in mano il biglietto d'oro.
Il mio desiderio potrebbe essere collegato a questo? si domandava a volte scuotendo la testa, pensando in parte di essere pazza. 
D'impulso, decise di prendere il biglietto per controllare se qualche strana polvere luminosa, bagliore o altre fantasie cinematografiche si sarebbero mostrate ai suoi occhi.
Ripensò all'accaduto e si girò tra le mani l'oggetto tanto strano e affascinante.  
Michael le avrebbe dato più attenzioni, l'avrebbe baciata e si sarebbero fidanzati. Quello era il suo più grande desiderio. Pensò a quello con insistenza e imbarazzo, quasi domandando il permesso al foglio d'oro.
Era così sintonizzata con la sua mente, con la sua vergognosa ambizione, che non si rese conto della mancanza di energia elettrica. Ci fu un black-out e uno schianto sotto ai suoi piedi fece tremare il pavimento.
Giada si era stretta tra le braccia, in un tremore implacabile. 
Le luci si riaccesero e la televisione riprese a schiamazzare un'allegra canzone. 
Nicoletta e Michael rincasarono insieme; in seguito a un forte senso di colpa, quest'ultimo la andò a cercare senza il resto del gruppo. La situazione tra loro non cambiò.

Secondo giorno
Si svegliarono tutti in tarda mattinata. La porta della cameretta di Giada era ancora chiusa, il che significava che stava ancora dormendo. Mancava anche Michael all'appello, nessuno lo aveva visto nei paraggi. 
Nicoletta, pericolosamente sospettosa, si piazzò davanti alla camera di Giada per scoprire la verità. E non appena aprì la porta, trovò la sua amica tra le braccia del suo ex-ragazzo. Dovette aggrapparsi alla maniglia per non cadere, in quel momento sentì il cuore spezzarsi in centinaia di parti. Poteva sentire le crepe formarsi e il male che provava materializzarsi in tremore, fitte al torace e lacrime. Si arrabbiò, dopo aver soffocato un singhiozzo, e insultò a malo modo l'amica traditrice che la guardava senza proferire parola.
Giada era cosciente del dolore che provava Nicoletta, ma, adesso che aveva con sé l'oggetto dei suoi desideri, non avrebbe rinunciato così presto per un semplice senso di colpa.
I due amanti furono lasciati soli in casa, a crogiolarsi nel senso di colpa e purtroppo anche in una passione sfrenata.
Il resto del gruppo si era recato in centro per pranzare, lontano da chi non sarebbe più stato un amico.
Nicoletta pensava in continuazione ai mali che desiderava augurare a Giada. Il suo odio era così forte che trascorse tutto il pomeriggio in quel modo. Quando pensava al dolore da procurarle, sentiva il suo cuore correre e la strana convinzione che tutto quello potesse realizzarsi. Ma oltre a tutte le cattiverie, lei voleva solo che Michael tornasse indietro.
Nessuno si azzardò a parlare dell'accaduto, sino al momento in cui una chiamata interruppe il loro pranzo sereno. Non volevano rispondere, pigiare il tasto verde, poiché era Michael a chiamare. Dopo due chiamate rifiutate, il telefono continuò a squillare e Michele, sbuffando, decise di rispondere per porre fine al tormento. 

Stefano varcò l'ingresso della piccola casa in affitto e, col volto corrugato, si preparò a scoprire quale tragedia avesse indotto l'amico a chiamarlo.
Nicoletta, al suo fianco, emise un suono strozzato per poi gridare con tutto il fiato che aveva in gola. Davanti ai suoi occhi si era manifestato uno spettacolo inquietante: Giada, la sua amica traditrice, distesa a terra, si nascondeva il viso con una mano, con l’altra si tirava i capelli in preda alla follia. Era ricoperta da uno strato di peluria ben visibile sul viso, il suo corpo si era riempito di circa quindici chili in poche ore e infiniti brufoli serpeggiavano lungo i suoi arti.
 «Cosa mi è successo! Non è reale, non può essere vero!», gridò tra le lacrime. 
Nicoletta, colpita dallo spettacolo inquietante manifestatosi sul corpo di Giada, scoppiò a piangere. Samantha, tra le braccia di Michele, era sbiancata per la paura. 
Nessuno sapeva cosa stava succedendo. Nessuno poteva crederci. 
Tuttavia, due di loro nutrivano dei presentimenti riguardo l'origine di questi strani fatti. 
Nicoletta avvertì un brivido quando il suo pensiero si congiunse con la realtà: tutti i mali che aveva augurato a Giada si erano realizzati. 
E se avesse desiderato di vederla morta, come può capitare a chi nutre profondo odio verso l'artefice del proprio dolore?
Non voleva neanche pensarci, a quel punto era convinta che tutto ciò che pensava potesse diventare realtà. 
Cominciarono tutti a pensare di trovarsi in una casa infestata da fantasmi e iniziarono a porsi quesiti riguardo a trasmissioni di fenomeni paranormali.
Trascorsero tutta la serata a ragionare, senza abbandonare la strana casa. Giada si era isolata in un angolino, le gambe strette al petto e il viso umido e villoso nascosto sopra le ginocchia.
Giunse il momento di andare a dormire, benché il solo pensiero di chiudere gli occhi incuteva loro timore, presero la decisione di dormire insieme in salotto.
Nicoletta si sdraiò a fianco a Michael, volenterosa nel recuperare la relazione perduta. Lui, dopo averla stretta affettuosamente, la baciò. «Mi dispiace», le sussurrò poi, «mi sei mancata».
«Anche tu», rispose lei. «Vorrei che tutto tornasse come prima, vorrei svegliarmi tranquillamente come se niente fosse accaduto».
«Ora dormi, magari è solo un brutto sogno».
La strana elettricità che circondava i ragazzi svanì come era arrivata e una sensazione pacifica e amorevole si diffuse nella stanza, conducendo tutti a un sonno profondo e stabilizzante.


Terzo giorno
I rintocchi insistenti dall’antico campanile svegliarono i ragazzi poco dopo l'alba. Lentamente si avvicinava lo stato di veglia, combattuto dal rifiuto degli eventi della scorsa notte. Fu difficile, per loro, aprire gli occhi e prepararsi ad affrontare la situazione.
 «Non è possibile, è stato tutto un sogno. Sono… io!», gridava Giada, incredula. «Sono normale!». Il viso di Giada era lindo e il suo corpo snello si dibatteva per la gioia. «Svegliatevi», urlava, saltando sul divano.
Samantha aprì gli occhi, infastidita dal baccano, e concentrò il suo sguardo incredulo sul corpo di Giada. «Forse abbiamo fatto un incubo in comune», commentò, scuotendo la testa per lo stupore.
«Magari», rispose Nicoletta, «Forse non ci sarebbe una traditrice nel gruppo», aggiunse poi con cattiveria.

Una volta ripresi dallo shock, decisi a metterci una pietra sopra, andarono a fare colazione in Via Roma. Nessuno parlò dell'accaduto, ma inconsciamente sapevano che avrebbero dovuto discuterne. 
Quando rincasarono, davanti a un piatto di spaghetti si decisero ad affrontare la brutta storia.
Giada sentiva il bisogno di sfogarsi, sentire l’amarezza di tutto il gruppo nei suoi confronti la rendeva fragile:
«Non so cosa sia accaduto… ho sempre avuto un debole per Michael», disse lentamente, poi incrociò le braccia in cerca di conforto.
Stefano rispose senza cattiveria, ma attento alla sequenza degli avvenimenti: 
«Questo lo sapevamo già: sei un libro aperto, perciò non preoccuparti solo della nostra reazione. Dobbiamo analizzare ogni momento per scoprire cosa sta accadendo. Quello che ti è successo ieri non è reale», concluse rabbrividendo.
 «Penso che… non so come, insomma, non è possibile, ma è giusto dirlo. Ma non solo io devo parlare a cuore aperto, sia chiaro». Fissò Nicoletta, poiché sapeva che in qualche modo era collegata all'incubo che aveva vissuto. 
Nicoletta sospirò, e poi si decise a parlare:
 «So cosa stai cercando di dire. Termina il tuo discorso e poi sarò io a parlare». Improvvisamente priva di coraggio, decise di fare in modo che Giada cominciasse a spiegare la sua deduzione. 
«Ricordate quel foglio dorato?» Giada si fermò per osservare tutti in volto e, quando tutti annuirono, riprese. «Ecco, non prendetemi per pazza, ma io penso di aver desiderato la fine della relazione tra Mic e Nico, e che lui venisse da me, nel momento stesso in cui lo tenevo in mano».
Si fermò per l'imbarazzo, per la paura di non essere creduta e giustificata. Tacquero tutti per pochi istanti, sinché Nicoletta spezzò il silenzio:
«Sai bene, Giada, che non posso perdonarti il tradimento, ma la colpa non è completamente tua. Forse il biglietto ha realizzato il tuo desiderio. Significa che senza, tu, non l’avresti mai fatto perché dentro sei buona», disse pensierosa, massaggiandosi il mento. «Sai… ieri, quando ho aperto la porta e ti ho visto ridotta in quelle condizioni, mi è crollato il mondo addosso. Sono stata io a volerlo, ci ho pensato tutta la mattina. Ho creduto di possedere qualche potere e non appena ti ho visto mi sono sentita tremendamente in colpa, perché dentro di me non lo volevo. È stata l’ira a parlare. Tutto qui. Mi dispiace».
Il resto del gruppo, allibito dalla spiegazione di Nicoletta, si avvicinò alla scatola che conteneva il biglietto d'oro.
«Grazie per aver fatto tornare tutto alla normalità».
«Non sono un mostro», commentò Nicoletta.
Stefano si appropriò del biglietto d'oro e decise di metterlo alla prova. «Ragazzi, vogliamo una torta gigante con una bella ragazza dentro?», domandò, improvvisamente divertito dal pensiero di poter realizzare tutte le sue fantasie.
Gli amici esultarono e si precipitarono a fianco a lui.
«Cretini», commentò Nicoletta, «Giada, ormai abbiamo un oggetto potente tra le mani, possiamo avere tutto ciò che desideriamo senza fare del male a nessuno».
Giada, sognante e soddisfatta di aver riallacciato i rapporti con Nico, disse:
«Vorrei un sacco di soldi, esattamente ora, sopra il tavolo».
 «E io vorrei tanto che Michael si tagliasse i capelli», domandò Nicoletta al biglietto d'oro, lanciando sguardi taglienti al suo fidanzato.
Accadde tutto in un attimo: si scatenò un bagliore accecante che privò momentaneamente le ragazze della vista. Il tavolo si riempì di centinaia di banconote e al centro della stanza si materializzò una grande torta con tanto di ballerina. La ciliegina sulla torta era il nuovo taglio di capelli di Michael.
Nessuno fiatò, stupiti com'erano dalle richieste soddisfatte. Tutto a un tratto si sollevarono dal tavolo e gridarono per l'entusiasmo. La pettinatura nuova di Michael, incoraggiò una nuova sfilza di richieste ridicole per il biglietto, quali modifiche estetiche ributtanti o eccentrici interventi chirurgici. Trascorsero un’ora a gonfiarsi i muscoli, allungare i nasi per dispetto, ingrandire le orecchie e infine a desiderare mille e più beni materiali. L’adrenalina in quella stanza era alle stelle e forse proprio quella carica causò una potente scossa elettrica che fece cadere tutti sul pavimento.
Un po’ storditi e placati da quell’euforia, i ragazzi cercarono il foglio che era caduto. Michael s’inchinò per raccoglierlo e notò una fessura sul pavimento. La percorse col dito e si accorse che si trattava di una botola. Incuriositi dalla possibilità di trovare grandi ricchezze anche nel piano sotterraneo nascosto, tentarono insieme di sollevare la botola.
Non fu semplice alzarla, ma quando vi riuscirono furono accecati da un bagliore molto intenso e, quando la luce svanì, Michael e Nicoletta scomparvero dalla stanza, il biglietto magico con loro. Furono risucchiati all'interno, spinti da quella forte luce bianca.
Non appena i restanti recuperarono la vista, si affacciarono sull'entrata della botola per gridare i loro nomi, ma nessuna voce giunse dal basso. Silenzio e oscurità furono la risposta alla loro chiamata.
Samantha e Michele si sedettero sul divano, distanti, con le mani sul viso per la preoccupazione. Giada e Stefano, invece, mostrarono più coraggio e risolutezza nel cercare una soluzione. Dissero che sarebbero andati a chiedere aiuto, ma in realtà avevano un altro piano in mente, e non fu certamente più coraggioso del comportamento degli altri.
Scapparono senza portare via i bagagli, i documenti e la carta di credito nelle tasche dei pantaloni. Presero il transfer diretto all'aeroporto di Elmas per tornare a Milano e dimenticare quella assurda vacanza. 

Quarto giorno
La voce elettronica dell'altoparlante chiamò il primo volo per Milano; Giada e Stefano si svegliarono di soprassalto, scordandosi per un attimo di essere ormai al sicuro. Non volevano più sentir parlare della casa, né del triste destino dei loro amici, preferivano cancellare dalla loro memoria l'accaduto, ma il senso di colpa vinse sulle loro paure. Si fecero rimborsare i biglietti e chiamarono un taxi per tornare nella casa stregata.
Una volta arrivati, scoprirono che la situazione era peggiorata, poiché non ci fu nessuno ad accoglierli. 
Samantha e Michele avevano lasciato un bigliettino sul tavolo:

«Se non ci trovate, siamo andati a cercare Mic e Nico di sotto»

Si guardarono in volto, in attesa che uno dei due parlasse, ma nessuno fiatò. Annuirono all'unisono e si decisero ad aprire la botola.
Giada trovò una scala dietro il divano e con lo sguardo la indicò a Stefano. Lui non disse una parola, trascinò la scala sino alla botola e la fece calare nell'oscurità del sotterraneo.
Quando la scala toccò il suolo, Stefano ci si aggrappò e scese giù con il fiato in gola. Giada lo seguì senza pensarci, aveva paura di restare sola nella casa. 
Il piano di sotto era completamente buio. Le torce dei ragazzi illuminavano un poco la strada da percorrere.
La luce che proveniva dalla fessura sul pavimento, sopra le loro teste, scomparve. 
Fecero solo pochi passi che si imbatterono in due sagome tremanti. Dopo aver fatto luce su i due corpi, si accorsero che non erano altro che Michael e Nicoletta. Tirarono un sospiro di sollievo.
Nicoletta si sollevò, leggermente barcollante e si aggrappò alla camicia di Stefano «Sta male», farfugliò tra le lacrime. Era terrorizzata. Un brivido attraversò la schiena di Giada, quando si chiese a cosa era dovuta la voce tremula di Nico.
Stefano si chinò su Michael per esaminarlo e sulla testa trovò una ferita. Con sollievo, informò gli amici che non era nulla di grave e che la perdita di sensi era dovuta probabilmente a un brutto spavento. 
 «Dove sono gli altri?», domandò Giada.
«Si sono spostati qualche ora fa. Avevano detto che sarebbero tornati subito…», le rispose Nicoletta, la voce strozzata dal panico.
«Andiamo a cercarli. Voi state qui», ordinò Stefano.
«Ho paura, Ste!», si lamentò Giada. 
«Finiscila di frignare e vieni con me», l'attaccò lui.
Lei si zittì e a testa bassa seguì Stefano. Era terrorizzata e voleva scappare ancora una volta. Non le piacevano per niente quelle strette e umide gallerie che potevano nascondere qualsiasi creatura viscida e pericolosa. 
Si udì un fruscio e poi il suono di una raffica di vento li paralizzò. Non c'era nessuna fessura da cui potesse entrare l'aria, le gallerie erano ancora buie e strette. Un brivido attraversò la schiena di entrambi. 
Stefano sollevò di qualche centimetro il fascio di luce della torcia e si ritrovò davanti una figura bianca che si muoveva rapidamente intorno a loro. Un lamento lungo e fastidioso riecheggiò nelle pareti umide per poi diffondersi in tutte le gallerie. 
Giada gridò con le mani tra i capelli per lo spavento:
«É un fantasma!», e sentì le gambe cedere.
Stefano l'abbracciò per impedirle di cadere e per calmarla, poiché ormai era fuori di sé.
«Voglio tornare a casa, Ste! Voglio che tutto torni come prima», gridò, supplicando il biglietto magico che oramai era scomparso in quelle gallerie.
Lo spettro smise di danzare a folle velocità intorno a loro. Si fermò dinanzi ai loro occhi, i suoi abiti parevano frustati dal vento. «I vostri desideri sono nati dalle emozioni negative. Quello che prendete, giunge a voi poiché lo strappate a un’altra persona. Avete preso troppo dagli altri e io, ora, devo prendervi tutto», disse lo spettro, con un tono severo e disturbato dal suono del vento.
I ragazzi strabuzzarono gli occhi, chiedendosi cosa lo spettro avrebbe preso loro: l'anima, la vita, l'amore, i soldi. Giada supplicò il fantasma di perdonare la loro avidità, ma lo spettro svanì nel buio. 
Camminarono a lungo, sino a sentir dolere le gambe dalla fatica, così, incuranti dell'ora, decisero di fermarsi per riposare.

Quinto giorno
Al risveglio, Giada e Stefano s’incamminarono lungo l’infinita galleria e finalmente s'imbatterono in Samantha e Michele. Ritrovati gli ultimi membri del gruppo, decisero di tornare indietro per recuperare Nicoletta e Michael, affinché potessero raggiungere l'uscita tutti insieme.
Impiegarono un paio d’ore per raggiungere gli amici.
Nicoletta sedeva tra le gambe di Michael, il che significava che quest'ultimo era vivo. «Siete tornati», esclamò quando vide i suoi amici. 
«Non potevamo lasciarvi soli», la interruppe Stefano. «Michael, puoi muoverti?».
Lui annuì e poi si sollevò con fatica. 
«Forza», lo incoraggiò Michele.
Camminarono per due ore, sino al momento in cui furono interrotti dalla figura spettrale. Il fantasma li minacciò nuovamente, ricordando loro il triste destino che sarebbe spettato a chi si lascia guidare dalle emozioni negative. Per quanto lo spettro e le sue minacce fossero inquietanti, il gruppo andò avanti in quel tunnel infinito. 
Sentirono dei rumori, un'eco rimbalzare tra le pareti, e man mano che essi si avvicinavano alla destinazione, lamenti e schianti si amplificarono.
 «Cosa sono?», domandò Samantha sempre più spaventata.
«Non lo so, ma sembrano… persone che soffrono», le rispose Stefano.
«Quando finirà?», domandò poi Nicoletta, anche se sapeva che non c’era una risposta alla sua domanda.
In cerca di una luce, di una destinazione ignota, di quel desiderio che avrebbe potuto far tornare tutto come prima, se avessero trovato il biglietto, i ragazzi seguirono i lamenti. 
Si trovarono poco dopo in un vicolo cieco e, prima che potessero rendersi conto che l’unica via d’uscita era sbarrata, si accorsero che i lamenti provenivano dalle pareti intorno a loro.
«Ci sono delle persone nel muro!», esclamò Giada in preda al terrore.
Le pareti della galleria ritraevano volti sofferenti che fuoriuscivano dal muro, essi emettevano lamenti strazianti. 
Una voce bassa e fredda fece tacere le figure all'interno della parete: 
«Sii certo di ciò che speri, poiché se manca l'intenzione pura esso non si riveli».
Davanti agli occhi angosciati dei ragazzi si materializzò la ragione del loro triste destino: il foglio dorato era sospeso in aria, di fronte ai loro occhi. 
Un semplice foglio di carta che racchiudeva in sé un grande potere, un oggetto che solo un animo privo di sentimenti negativi sarebbe stato in grado di controllare.
Giada comprese in quel momento cosa intendesse il fantasma. Doveva liberarsi della negatività dentro il suo cuore ed esprimere un desiderio che riguardasse solamente un fine altruistico e buono. 
«Desidero che tutto torni alla normalità, che tra noi continui a regnare l'armonia come prima di questo viaggio… e questa dura lezione. Vorrei che tutte le vittime di questo sortilegio possano capire il danno causato ad altri e ritornare nelle proprie case. Se non è troppo, mi piacerebbe che questi corpi straziati dal dolore possano scordare i loro pianti, i lamenti, e ricordare solo l'insegnamento».
Era felice di aver compreso le sofferenze che aveva causato con la sua gelosia. E fu proprio il suo spirito altruistico ciò che fece affievolire i lamenti strazianti dal muro. Le figure si appiattirono, i contorni si sciolsero e quelle povere persone svanirono dai loro occhi.
Le pareti della galleria tremarono, una forte scossa diede il via alla distruzione di quel luogo umido e spaventoso. 
Terrorizzati dal pensiero di restare sepolti là dentro, i ragazzi corsero veloci nella direzione opposta. 
Una luce bianca accecante li privò della vista, il baccano provocato dallo schianto delle pietre sul suolo li stordì sino a far perdere loro conoscenza.
E quella potente luminosità, come li aveva condotti là sotto, li riportò in superficie.

Si risvegliarono che il sole ancora splendeva, distesi sul pavimento e senza neanche un graffio. Insieme a loro c'erano altre persone riverse sull'ampio tappeto, sdraiate sul divano e perfino sui letti.
Erano tutte quelle persone che erano rimaste vittime dei propri desideri. Coloro che avevano tolto ad altri per amor proprio.
Nessuno ricordava cosa era successo in quei due giorni, neanche le povere vittime che vivevano dentro i muri. Proprio come aveva desiderato Giada che invece era l'unica a ricordare.
L'unica cosa che sentivano di avere in comune, tutte quelle persone, era il desiderio di frantumare il biglietto d'oro. Giada, sicura di sé, anticipò la loro mossa. Strappò il biglietto in minuscoli pezzi e lo fece cadere all'interno della fessura sul pavimento.
Il foglio dorato non avrebbe più potuto minacciare nessuno. 
Benché non ricordassero il dolore patito nelle gallerie, avvertirono una sensazione di armonia diffondersi all'interno del salotto che permise loro di terminare in bene la vacanza.

È davvero la fine?

Alcuni abitanti della zona storica di Castello affermarono di aver percepito delle forti scosse per qualche giorno. Fortunatamente non provocò danni alle strutture.

La casa fu acquistata da un imprenditore che decise di investire costruendo delle piscine.
Gli scavi furono interrotti dopo la fuga dell’imprenditore con un bottino misterioso.